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Come prevenire il dolore alla spalla

sul luogo di lavoro?

Le patologie che interessano l'arto superiore sono frequenti e spesso sottovalutate; si calcola che possano colpire oltre il 50% dei lavoratori di alcuni ambiti industriali.

E’ noto da tempo che movimenti ripetitivi, posture inadeguate, lavori che implichino il mantenimento dell'arto superiore sopra il piano delle spalle, le vibrazioni, l’età avanzata e l’anzianità di servizio sono fattori che predispongono alle patologie della spalla.

E' possibile prevenire, o quantomeno ridurre, l’incidenza del dolore alla spalla nei lavoratori? Sono state avanzate diverse soluzioni negli ultimi anni, vediamo quali di queste hanno fornito delle prove scientifiche della loro efficacia.

Esercizi basati sull’attività lavorativa specifica

Eseguire esercizi per preparare la spalla (e tutto il corpo) al lavoro è sicuramente un buon passo verso il benessere del lavoratore.

Si ottengono miglior risultati se svolti con l’ausilio di personale esperto: la presenza del riabilitatore migliora l’esecuzione dell’esercizio e incrementa sia la motivazione del paziente che la continuità del trattamento. L’ideale sarebbe effettuare gli esercizi direttamente sul luogo di lavoro, oppure in una struttura che lo simuli; questo aiuta il paziente a rendere automatiche le gestualità corrette e ridurre i movimenti dannosi.

I pazienti trattati con questa tipologia di esercizi hanno ottenuto migliori risultati rispetto a chi praticava attività fisica generica o rispetto a chi non eseguiva nessun trattamento.

Sembra chiaro il ruolo degli esercizi specifici per il trattamento del dolore di spalla nei lavoratori, ad oggi non ci sono però evidenze sulla loro efficacia nella prevenzione e nella riduzione dell’insorgenza del dolore nei lavoratori sani.

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Utilizzo di strumenti ergonomici

L’ergonomia è la scienza che studia l’interazione tra individui e tecnologie per soddisfare l’utente e migliorare le prestazioni del sistema; non deve essere posto l’uomo al servizio della macchina ma esattamente l’opposto. Postazioni di lavoro, posture, impugnature ecc… possono e devono essere migliorate per adeguarsi il più possibile al lavoratore che le utilizza.

Modifiche specifiche ed individualizzate della postazione di lavoro riducono in maniera significativa il manifestarsi di problematiche alla spalla. Ne trae beneficio anche chi presenta già un dolore alla spalla.

Gli studi però dimostrano che il beneficio è soltanto temporaneo e gli strumenti ergonomici non sono in grado di prevenire/curare le patologie della spalla a lungo termine.

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Riposo forzato

Un gruppo di ricercatori ha esaminato dei “data-entry operators”: persone che immettono dati nei PC continuamente durante tutto il turno di lavoro. Hanno visto che aggiungendo alle normali pause di lavoro una pausa di 5 minuti ogni ora, il dolore alla spalla si riduceva notevolmente.

Mouse Vibrante con biofeedback

E’ in via di sperimentazione un mouse da PC che vibri quando la mano resta ferma su di esso per più di 12 secondi, in modo da ricordare al lavoratore di posizionare il braccio a riposo e sostenuto da supporto. Questo studio ha dimostrato che l’utilizzo di questo particolare mouse riduce il fastidio o il dolore alla spalla.

Attualmente questo è un prototipo, non in commercio, e la sua reale efficacia va provata con ulteriori studi.

Conclusione

L’adattamento della postazione di lavoro rappresenta un primo passo per la risoluzione del problema ma non può essere l’unico. L’esecuzione di esercizi specifici per la patologia, la postura e sul luogo di lavoro permettono un efficace controllo del dolore. Devono però essere svolti da personale qualificato, con continuità e preferibilmente in un ambiente che ricrei il luogo di lavoro.

Lowry V, Desjardins-Charbonneau A, Roy JS, Dionne CE, Fremont P, MacDermid JC, Desmeules F. Efficacy of workplace interventions for shoulder pain: a systematic review and met-analysis. J Rehabil Med 2017; 49:529-542

Lowe BD, Dick RB. Workplace exercise for control of occupational neck/shoulder disorders: a review of prospective studies. J Occup Health 2014; 8:75-79

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